Lo sai che alcune aziende inseriscono nei contratti clausole che ti fanno rinunciare al TFR senza accorgertene?

Ludovica Perrone

Settembre 10, 2025

Molti lavoratori leggono e firmano i contratti di assunzione senza prestare troppa attenzione alle clausole scritte in piccolo. Eppure, tra quelle righe può nascondersi un dettaglio fondamentale: la rinuncia al Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Alcune aziende, in modo più o meno trasparente, inseriscono disposizioni che possono portare i dipendenti a perdere parzialmente o totalmente il diritto al TFR, spesso senza rendersene conto.

Che cos’è il TFR e perché è importante

Il Trattamento di Fine Rapporto è una somma che spetta a ogni lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro, qualunque sia la causa della cessazione (dimissioni, licenziamento, pensionamento). È un vero e proprio tesoretto accumulato negli anni, frutto di accantonamenti annuali pari a circa una mensilità, rivalutati nel tempo.

Il TFR rappresenta una garanzia economica e spesso costituisce una risorsa fondamentale per affrontare il pensionamento, avviare nuovi progetti o far fronte a spese importanti. Rinunciarvi, anche solo in parte, significa perdere un diritto essenziale riconosciuto dalla legge.

Come funzionano le clausole ingannevoli

Alcuni contratti di lavoro contengono clausole poco chiare o volutamente ambigue che, di fatto, portano il dipendente a rinunciare al TFR o a destinarlo in modo forzato. I casi più frequenti riguardano:

  • Destinazione obbligatoria ai fondi pensione, presentata come automatica, quando invece dovrebbe essere una scelta libera.

  • Clausole che prevedono forme di indennità sostitutiva al posto del TFR, spesso meno vantaggiose.

  • Formulazioni poco trasparenti che lasciano intendere che il lavoratore abbia acconsentito alla rinuncia senza un consenso reale e informato.

Il problema è che molti dipendenti, specie al momento della firma di un nuovo contratto, non leggono con attenzione ogni dettaglio, fidandosi dell’azienda o pensando che si tratti di formule standard.

Cosa dice la legge

La normativa italiana stabilisce chiaramente che il TFR è un diritto irrinunciabile del lavoratore. Non può essere eliminato o sostituito da clausole contrattuali, e qualsiasi rinuncia preventiva è considerata nulla. Tuttavia, alcune aziende aggirano la norma con tecnicismi, proponendo alternative poco chiare che finiscono per svantaggiare il dipendente.

In particolare, la legge prevede che il lavoratore possa scegliere liberamente se:

  • mantenere il TFR in azienda,

  • destinarlo a un fondo pensione complementare.

Questa decisione deve essere consapevole e mai imposta.

Come tutelarsi e difendere i propri diritti

Per evitare brutte sorprese, è importante adottare alcune precauzioni:

  • Leggere con attenzione il contratto prima della firma, soffermandosi sulle clausole riguardanti il TFR.

  • Chiedere chiarimenti al datore di lavoro o a un consulente se una frase appare ambigua.

  • Verificare la destinazione del TFR tramite busta paga e comunicazioni annuali.

  • Rivolgersi a un patronato, a un sindacato o a un legale in caso di sospetti irregolari.

Se emerge una clausola che comporta la rinuncia al TFR, il lavoratore ha il diritto di impugnarla e chiederne la nullità, anche dopo aver firmato il contratto.

Un problema diffuso ma poco conosciuto

La questione delle clausole sul TFR è spesso sottovalutata, ma riguarda migliaia di lavoratori, in particolare i giovani che firmano i primi contratti senza esperienza. Alcune aziende approfittano della scarsa conoscenza delle normative per inserire condizioni che finiscono per penalizzare i dipendenti.

Sapere che il TFR è un diritto che non può essere toccato è il primo passo per difendersi. Perché, al termine di una carriera lavorativa, ogni euro perso oggi può fare la differenza domani.