L’idea del volo low cost ha cambiato il modo di viaggiare, rendendo gli spostamenti in aereo accessibili a milioni di persone. Prezzi stracciati, promozioni lampo e tariffe a pochi euro hanno convinto molti viaggiatori a preferire le compagnie low cost rispetto a quelle tradizionali. Tuttavia, dietro queste offerte apparentemente imbattibili si nasconde spesso un paradosso: in numerosi casi, il prezzo finale del biglietto low cost può superare quello di una compagnia tradizionale. Il motivo? Le tasse e i costi extra nascosti.
Perché il low cost non è sempre economico
Il modello di business delle compagnie low cost si basa su una tariffa di base molto bassa, spesso pubblicizzata in modo aggressivo, a cui si aggiungono però una serie di spese accessorie. Ecco le voci più comuni che fanno lievitare il prezzo finale:
Bagaglio a mano e da stiva: molte low cost fanno pagare anche il semplice trolley da cabina.
Imbarco prioritario: in alcuni casi necessario per portare una valigia a bordo.
Scelta del posto a sedere: se non si accetta l’assegnazione casuale, bisogna pagare un supplemento.
Tasse aeroportuali: spesso poco trasparenti al momento della prenotazione iniziale.
Commissioni di pagamento con carta di credito o altri metodi.
Check-in al banco: alcune compagnie applicano sovrapprezzi se non si effettua online.
Il risultato è che un volo che sembrava costare 20 euro, può arrivare facilmente a 70 o 100 euro.
Confronto con le compagnie tradizionali
Le compagnie tradizionali hanno tariffe iniziali più alte, ma spesso includono già servizi che le low cost fanno pagare a parte: il bagaglio a mano, una valigia in stiva, la scelta del posto e persino piccoli snack a bordo. In alcuni casi, specialmente sulle rotte più frequentate, il prezzo finale di un biglietto con una compagnia tradizionale può risultare più conveniente di quello di una low cost.
Un esempio tipico riguarda i voli nazionali o europei: il biglietto pubblicizzato a 19 euro di una low cost, una volta aggiunti bagaglio, posto e commissioni, può superare i 100 euro. Al contrario, una compagnia di bandiera può offrire la stessa tratta a 80 euro, comprensiva di tutto.
Le tasse nascoste e la scarsa trasparenza
Uno dei problemi principali è la mancanza di trasparenza. Spesso i viaggiatori vedono il prezzo iniziale e solo nelle fasi finali della prenotazione scoprono l’effettivo costo. Alcune compagnie adottano strategie di marketing basate sul cosiddetto “drip pricing”, ovvero prezzi a goccia: ti mostrano una cifra bassissima per attirarti, ma poi aggiungono gradualmente costi extra fino al pagamento finale.
Questa pratica è stata più volte criticata dalle autorità europee e da associazioni dei consumatori, che chiedono tariffe più chiare e trasparenti fin dall’inizio.
Come difendersi e risparmiare davvero
Nonostante tutto, viaggiare low cost può ancora convenire, a patto di seguire alcune accortezze:
Confrontare sempre i prezzi finali, non solo quelli iniziali.
Viaggiare leggeri, limitando i bagagli ed evitando supplementi.
Fare il check-in online per evitare costi extra al banco.
Usare siti comparatori che includono tasse e servizi.
Valutare le alternative: a volte spendere 10 euro in più per una compagnia tradizionale significa avere più comfort e meno stress.
Un paradosso che cambia il modo di viaggiare
Il mito del low cost assoluto sta progressivamente cambiando. Le compagnie tradizionali, spinte dalla concorrenza, hanno introdotto tariffe “light” o promozioni competitive, mentre le low cost hanno aumentato i costi accessori per mantenere in vita il loro modello di business.
Per i viaggiatori, questo significa che non basta più scegliere una compagnia solo per il nome: è necessario leggere con attenzione ogni voce del prezzo, calcolare i costi totali e valutare quale sia davvero l’opzione più vantaggiosa.
Il low cost resta un’ottima opportunità, ma non sempre è sinonimo di risparmio. E conoscere le regole del gioco è il primo passo per volare davvero spendendo meno.