Quando arriva il momento della pensione, ci si aspetta di ricevere un assegno calcolato con precisione, frutto di anni di lavoro e contributi versati. Eppure, la realtà è diversa: moltissimi pensionati percepiscono importi più bassi del dovuto, a causa di errori nei conteggi contributivi. Una situazione che spesso passa inosservata e che può avere un impatto significativo sulle finanze di chi vive con un reddito fisso.
Come nascono gli errori nei conteggi contributivi
Il sistema previdenziale italiano si basa su registrazioni accurate dei contributi versati durante tutta la carriera lavorativa. Tuttavia, non sempre questi dati risultano completi o corretti. Tra le cause principali degli errori ci sono:
Contributi mancanti per periodi di lavoro non accreditati correttamente dall’INPS.
Lavori svolti all’estero o con contratti atipici, che possono generare vuoti contributivi.
Errori di trascrizione nelle banche dati informatiche.
Mancata registrazione di periodi riscattati o di contributi figurativi (malattia, maternità, disoccupazione).
Un singolo errore può sembrare marginale, ma se si accumula nel tempo può comportare una perdita di decine o centinaia di euro al mese sulla pensione.
Quanto pesano questi errori sulla pensione
Secondo diverse associazioni di consumatori, gli errori contributivi riguardano una percentuale significativa dei pensionati. Alcuni studi hanno stimato che fino al 20% degli assegni previdenziali presentano irregolarità, quasi sempre a danno dei beneficiari.
Gli effetti possono variare:
assegni più bassi del dovuto,
esclusione dall’accesso a determinate integrazioni o agevolazioni,
ritardi nell’erogazione della pensione.
Per chi vive già con importi ridotti, anche una piccola differenza mensile può significare molto sul bilancio familiare.
Come accorgersi degli errori
Il problema è che la maggior parte dei pensionati non si accorge di ricevere meno. Spesso si dà per scontato che l’importo calcolato dall’INPS sia corretto. In realtà, ognuno ha la possibilità di controllare:
Estratto conto contributivo INPS, consultabile online con SPID, CIE o CNS.
Verifica dei periodi di lavoro registrati rispetto alla propria carriera.
Controllo dei contributi figurativi, riscatti o ricongiunzioni.
In caso di discrepanze, è possibile richiedere una rettifica all’INPS presentando documentazione che attesti i periodi lavorativi o i contributi versati.
Cosa fare per tutelarsi
Per evitare di ricevere importi più bassi è fondamentale agire in tempo, anche molti anni prima del pensionamento. Alcuni consigli utili:
Controllare periodicamente l’estratto conto INPS, senza aspettare l’età pensionabile.
Conservare buste paga, contratti e certificazioni che dimostrino i periodi lavorativi.
Rivolgersi a patronati o CAF, che offrono assistenza gratuita nella verifica dei contributi.
In caso di errori, presentare subito domanda di correzione, perché i tempi di aggiornamento possono essere lunghi.
Un problema silenzioso ma diffuso
La questione dei contributi errati non riguarda solo i singoli pensionati, ma l’intero sistema previdenziale. Un sistema che dovrebbe garantire giustizia e sicurezza economica rischia invece di creare nuove disuguaglianze.
Per questo diverse associazioni chiedono maggiore trasparenza e controlli automatici sui dati, affinché gli errori non ricadano sui cittadini. Nel frattempo, però, la responsabilità di verificare resta nelle mani di chi riceve la pensione.
Sapere che molti pensionati percepiscono meno di quanto spetterebbe non è solo un dato tecnico: è un campanello d’allarme che invita tutti a non abbassare la guardia. Perché la pensione non è un regalo dello Stato, ma il frutto di una vita di lavoro.